Su Marte c’è una riserva d’acqua liquida sotterranea, milioni di litri dalle parti del Polo Sud del pianeta Rosso. La scoperta, frutto di un lavoro lungo e meticoloso, è stata fatta da un gruppo di scienziati italiani, per di più grazie alle misure di uno strumento voluto e realizzato nel nostro Paese.
L’acqua è salata e sta in una specie di serbatoio naturale che si estende per una ventina di chilometri quadrati, a una profondità di 1.5 chilometri dalla superficie. Dato che la temperatura deve essere molto bassa sotto il suolo marziano, assai più bassa dello zero termico a cui l’acqua pura gela, quella contenuta nel sottosuolo marziano deve essere piena di minerali ceduti dal terreno e quindi gelare solo a temperatura parecchio inferiore. Qualcosa di simile si vede sotto il ghiaccio dei nostri Poli.
La scoperta, che verrà pubblicata sulla rivista Science, è stata presentata oggi in una conferenza stampa all’Agenzia spaziale italiana, Asi, che ha supportato fin dall’inizio la missione di Mars Express, il satellite europeo che da anni gira attorno a Marte e che ha portato dati e misure fondamentali per la conoscenza di quel pianeta. Sul satellite è appunto montato lo strumento Marsis tutto italiano, basto su tecnologia Radar, un campo in cui noi, grazie anche a Thales Alenia Space, non temiamo confronti a livello internazionale.
Gli scienziati dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e delle Università romane che hanno partecipato alla ricerca sono convinti che potrebbero esserci altre zone con condizioni favorevoli alla presenza di acqua in profondità su Marte ed ora, messo a punto il metodo di analisi, potranno continuare ad investigare.
Che ci sia acqua su Marte non è una novità assoluta, lo sappiamo fin dal 1976 quando la sonda Viking, di Nasa, individuò i segni inequivocabili della presenza, un tempo di acqua sulla superfice del pianeta. Evidenti anche alcune formazioni di ghiacci entro qualche cratere e l’andamento stagionale dei ghiacci ai Poli marziani. Viste anche recentemente, un paio di anni fa, delle possibili scie di acqua e sabbia su alcune colline.
Ma sulla superficie di acqua liquida nessuna evidenza. L’idea italiana fu quindi di cercare qualche nicchia nel sottosuolo, come quella che è stata ora trovata. Coi radar che siamo in grado di costruire si riesce oggi ad andare fino a 5 chilometri di profondità dove radiazioni, particelle del vento solare e altro non possono minimamente interferire.
Il radar del satellite Mars Express dall’alto della sua orbita ha sondato il pianeta per ben 12 anni, i ricercatori hanno elaborato ed analizzato i dati acquisiti tra il maggio 2012 ed il dicembre 2015 e scoperto che un’area di circa 20 chilometri quadrati, nella zona del Polo sud, risultava riflettere la radiazione radar in modo notevole, molto maggiore del resto del sottosuolo. Dopo ben 4 anni di studio dei dati ottenuti dallo strumento gli scienziati si sono convinti oltre ogni ragionevole dubbio, finalmente il quadro complessivo del problema, detto in parole povere: dove mai è finita l’acqua di Marte, è delineato. Il prossimo passo nel 2021, con l’arrivo del rover europeo Exomars sul Pianeta rosso.
Fonte Il sole 24 ore